Dal 01/03/2022 arriva l’assegno unico; ma le famiglie ci guadagneranno?

Il Consiglio dei Ministri dello scorso 18 novembre ha approvato lo schema di Decreto Legge per l’introduzione del nuovo assegno unico, che partirà dal prossimo 01/03/2021.

Per il via libera definitivo bisognerà attendere il via libera delle Commissioni competenti delle Camere.

In attesa del testo definitivo è comunque possibile effettuare alcune valutazioni generali e individuare già alcune criticità.

Per gli approfondimenti sui requisiti, importo dell’assegno, tempi e modalità di presentazione delle domande, si rimanda al documento pdf scaricabile in fondo all’articolo.

La prima criticità riguarda la convenienza o meno del nuovo assegno unico rispetto ai benefici che andrà a sostituire, in particolare le detrazioni fiscali per familiari a carico e gli assegni per il nucleo familiare.

Il nuovo sistema dell’assegno unico è fondato sull’isee e sulle caratteristiche soggettive del nucleo familiare (numero di figli minorenni e maggiorenni, disabilità, attività lavorativa di entrambi i genitori, ecc.) e prevede degli importi base e delle maggiorazioni, per lo più legate al valore dell’indicatore isee del nucleo familiare.

Alcune simulazioni svolte stimano un elevato numero di nuclei familiari che riceveranno meno soldi a seguito della riforma, una delle quali stima addirittura il numero di famiglie penalizzate in circa 1 milione.

Paradossalmente il nuovo sistema appare penalizzante soprattutto per famiglie con un indicatore isee medio basso, intorno ai 15.000 euro o inferiore.

Per quanto il decreto preveda una “clausola di salvaguardia” proprio per tutelare le famiglie da un’eventuale penalizzazione derivante dall’applicazione del nuovo sistema, questa clausola è a tempo e sarà operativa al 100% solo per il 2022, riducendosi al 66,67% per il 2023, al 33,33% per il 2024 e i mesi di gennaio e febbraio del 2025, per poi azzerarsi dal 01/03/2025. Quindi un’effettiva e piena tutela delle famiglie penalizzate dal nuovo sistema, in realtà è prevista solo per il 2022.

Un’altra possibile criticità è legata alla nuova modalità di pagamento, che per i lavoratori dipendenti non passerà più tramite la busta paga, in quanto il pagamento sarà effettuato direttamente dall’Inps con un bonifico bancario o domiciliato.

Per quanto il decreto preveda che l’Inps debba pagare entro 60 giorni dalla presentazione della domanda, non è impensabile che, soprattutto nei primi mesi, si verifichino ritardi.

Particolarmente critici per molte famiglie potrebbero essere i primi mesi a partire da marzo del 2022; da questo mese infatti, salvo auspicabili modifiche al decreto, scompariranno dalle buste paga gli assegni familiari e le detrazioni fiscali, ma i primi pagamenti del nuovo assegno unico dovrebbero iniziare, salvo ritardi e/o problematiche, dal mese di giugno.

Quindi le famiglie interessate si troveranno per diversi mesi con una forte riduzione delle proprie entrate, riduzione che potrebbero creare pesantissimi problemi a molti, basti pensare a chi deve fronteggiare scadenze periodiche di pagamento quali rate del mutuo, affitto, rate di finanziamenti, e non ha risparmi cui attingere.

Altra criticità riguarda l’utilizzo dell’indicatore isee come riferimento per l’importo dell’assegno; come noto sull’isee ha un forte impatto la componente patrimoniale; non sempre però un indicatore patrimoniale medio/alto, corrisponde ad un livello reddituale medio/alto, basti pensare a famiglie che possiedono l’abitazione principale in una zona centrale o semi-centrale (magari ereditata o comprata grazie all’aiuto dei genitori) ed una seconda casa nel paese di origine, magari anche questa ereditata; pur essendo a basso reddito, una famiglia in questa situazione potrebbe avere un valore dell’isee medio/alto.

Questo aspetto potrebbe poi assumere una ancor maggiore criticità in futuro, quando andrà in porto la famigerata riforma del catasto, che comportando un aumento dei valori immobiliari potrebbe determinare un’impennata dei valori isee per le famiglie a parità – se non a riduzione – del reddito.

Le detrazioni fiscali e gli assegni familiari erano essenzialmente collegate alla sola componente reddituale, a nulla rilevando i patrimoni mobiliari o immobiliari; a prescindere da quello che si possa pensare circa la “giustizia” di un sistema basato sulla sola componente reddituale, è noto come gli italiani siano al 80% proprietari di immobili e risparmiatori, quindi è facile prevedere un fortissimo impatto della componente patrimoniale, in negativo, sull’importo dell’assegno unico.

Quindi ad una prima valutazione e in attesa di prendere visione del testo definitivo, le ombre non sembrano poche.

ASSEGNO UNICO